Antrodoco e i dintorni reatini

Le terme di Antrodoco, note fin dall'antichità

le terme di Antrodoco, note fin dall'antichità con il nome di Cotischio, vennero menzionate anche da Andrea Bacci nel suo "De Thermis" del 1588. Sfruttate commercialmente a partire dal 1865, vissero un periodo d'oro nel dopoguerra ma attualmente sono in attesa di un restauro

Il territorio di Antrodoconella dorsale del Medio Appennino è sempre stato abbondante di sorgenti e di corsi d’acqua e per questo motivo venne sfruttato fin dall’antichità con stabilimenti termali. Ai tempi della Roma imperiale, duemila anni fa, le proprietà terapeutiche delle acque di Cotischioprovenienti dal monte Giano erano già conosciute e uomini e donne si rilassavano alle terme di Antrodocofacendo il bagno nelle numerose pozze naturali di acqua sulfurea.

La prima testimonianza scritta dell’epoca moderna è quella del "De Thermis” scritto da Andrea Bacci nel 1588, dove affermava che le acque di Antrodoco erano tornate da poco ad essere sfruttate per i bagni; nel 1621 il medico Salvatore Massonio, nel suo "Delle facoltà et dell'uso delle Acque dell'antico Bagno di Antrodoco” faceva notare che le acque erano ottime per cure idropiniche, ulcere cutanee o esterne o da bere per contrastare la rogna e la renella.

Le prime analisi delle acque risalgono al 1825 a cura della Reale Società Economica di Aquila ed esattamente quaranta anni dopo venne realizzato il primo stabilimento termale, con un edificio munito di vasche da bagno e un ampio parco ombreggiato. Le terme di Antrodoco vennero ufficialmente autorizzate dal Ministero solo nel 1939 e vissero un’epoca d’oro nel dopoguerra, attraendo torme di turisti fino alla scadenza della concessione e alla conseguente chiusura. Attualmente il complesso è di proprietà del Comune che ha in progetto la riapertura dell’intera struttura.

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